Tredici anni e nove mesi: il giudice Susana Barrientos ha inflitto
al dirigente oppositore venezuelano Leopoldo Lopez la più dura delle
pene possibili per i delitti dei quali è stato ritenuto colpevole,
con una sentenza che chiude un processo di 19 mesi additato da gran
parte del mondo come un atto di persecuzione politica da parte del
governo di Nicolas Maduro.
Lopez è rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde, a nord di
Caracas, dal 18 febbraio dell’anno scorso, quando si è
consegnato alle autorità che lo indicavano quale responsabile
degli incidenti scoppiati al termine di una manifestazione
studentesca svoltasi 6 giorni prima nel centro della capitale
venezuelana. Secondo la tesi dell’accusa, Lopez sarebbe stato
responsabile della violenza di piazza di quella giornata, durante la
quale manifestanti oppositori hanno affrontato la polizia, bruciato
automobili ed attaccato la sede della Procura centrale di Caracas.
In un primo momento l’imputazione comprendeva anche il delitto
di omicidio, riferito alle tre persone - due manifestanti e un
dirigente chavista - morte durante gli scontri, ma queste accuse sono
state ritirate dopo che un’inchiesta giornalistica ha dimostrato
che erano state uccise da agenti della polizia. Lopez, un economista
di 44 anni, leader del partito Volontà Popolare, ha sempre respinto
le accuse che gli erano rivolte, insistendo sul fatto che il suo
appello alla protesta è sempre stato non violento e che è
stato arrestato e processato solo perché si oppone al governo di
Maduro. «Se mi condanna, avrà più paura lei leggendo la sentenza
che io ricevendola, perché lei sa benissimo che sono innocente», ha
detto il leader antichavista al giudice Barrientos durante l’udienza,
dopo che il magistrato gli ha proibito di far vedere un video
preparato dalla sua difesa per dimostrare che le accuse contro di lui
erano senza fondamento.
L’intero processo è stato contrassegnato da ogni sorta di
irregolarità: tutte le testimonianze e le prove ammesse dal
tribunale provenivano esclusivamente dall’accusa - quelle
della difesa sono state respinte - le udienze non sono mai state
pubbliche e le condizioni di detenzione di Lopez sono state
denunciate da gruppi di difesa dei diritti umani, secondo le quali il
dirigente oppositore deve essere considerato un prigioniero politico.
L’arresto e il processo di Lopez sono stati denunciati come
arbitrari anche da organismi internazionali, come la Commissione
Interamericana per i Diritti Umani e la Commissione delle Nazioni
Unite per i Diritti Umani, ong di difesa dei diritti umani come
Amnesty International e Human Rights Watch e soggetti politici come
il presidente Barack Obama e l’Europarlamento di Strasburgo.
Fonte: lastampa.it