venerdì 5 settembre 2014

"Chávez nuestro que estás en el cielo"

Venezuela, 04 settembre 2014
“Un peccato di idolatria”. Il cardinale Jorge Urosa, arcivescovo di Caracas,  ha così definito la versione chavista del Padre Nostro. L’innovativo adattamento della preghiera cristiana è stata letta al congresso del Partito Socialista Unito del Venezuela (Psuv).

La preghiera di una delegata
“Chavez nostro che sei nei cieli, in terra e in noi delegati, dacci oggi la tua luce perché ci guidi ogni giorno e non farci cadere nella tentazione del capitalismo, ma liberaci dal male dell'oligarchia e del contrabbando”,  ha recitato una delegata davanti alla platea, presente anche il presidente del Venezuela Nicolas Maduro, successore di Chavez.

Il no dei vescovi
Nel comunicato dei vescovi venezuelani si sottolinea che “così come non è permesso a nessuno di cambiare le parole dell'inno nazionale, non è lecito neppure cambiare il Padre Nostro o una qualche altra preghiera cristiana: i simboli, le orazioni e gli elementi religiosi del cattolicesimo vanno rispettati”.  

Fonte: RaiNews