sabato 27 aprile 2013

"Chavez, l'ultimo comandante" - le recensioni sul web

Una remissività disarmante, di Gianfranco Cercone, NOTIZIE RADICALI

Chavez ha un bel faccione rubicondo – un volto popolare; ed è dotato di un’espansività di un calore, e di una simpatia che sono come esaltati dalla sensazione di avere di fronte un estimatore – e un estimatore importante; ma anche forse un ingenuo da strumentalizzare.
Per contro Stone è di un impaccio e di una remissività disarmanti anche per lo spettatore. Come spiegare un simile atteggiamento? Ebbene, proprio le immagini suggeriscono un’ipotesi. Suo malgrado, egli si sente rappresentante di un paese imperialista – dove vige, dice lui stesso, “un capitalismo rapace”: e niente come il senso di colpa può indurre a contraddire e reprimere le proprie capacità, comprese le proprie facoltà critiche.
 
 
Pasquale Parisi, SCENE CONTEMPORANEE 
 
Piuttosto che puntare su di una confezione più artificiosa, Stone ha preferito un aspetto più immediato (tra le atre cose, egli stesso e la troupe sono frequentemente all’interno delle inquadrature) che restituisce alle interviste il tono di amene chiacchierate, facendo emergere la dimensione più umana dei personaggi presentati, che non di rado si lasciano andare a simpatici siparietti in compagnia del regista.
Vero, quindi, che si tratta di storie che esigono la presenza centrale dei leader, però non si tarda a guardare con sospetto alla continua permanenza all’interno dei palazzi del potere, alla perenne assenza di domande “scomode”: insomma, qualche volta si fa fatica a capire dove possa fermarsi la sincera sorpresa davanti ai risultati di governi sempre demonizzati dall’informazione statunitense e dove vada a cominciare lo spot pubblicitario “chavista” a firma di Oliver Stone. Il film lascia intendere di assestarsi interamente sul primo versante, ma come spesso accade, la verità è probabilmente nel mezzo.


Daniela Catelli, Coming Soon

Il cinema documentaristico di Oliver Stone ci offre la possibilità di guardare oltre le ideologie, la verità ufficiale e le bugie interessate del potere, per provare a conoscere i fatti reali e capire le motivazioni dei grandi leader della terra. Sta a noi poi trarne le nostre conclusioni, ma non è cosa da poco avere uno strumento di conoscenza in più per comprendere le dinamiche della storia, ascoltando le ragioni di tutte le parti in causa. 


Mirta Barisi, Eco del Cinema

A livello puramente registico, “Hugo Chavez - L’ultimo comandante” è indubbiamente un prodotto ottimo, dal ritmo incalzante, che tiene alto l’interesse dello spettatore.

Purtroppo durante la visione dell’ultima fatica di Stone si ha però a tratti l’impressione che il regista abbia voluto, come si suole dire, “mettere troppa carne al fuoco”. Quando Stone si cimenta nell’excursus storico sulla crisi che ha colpito Argentina o Colombia e sugli eventi che hanno portato alla vittoria di personaggi come Evo Morales o Christina Kirchner, il risultato è un po’ traballante. La storia di Paesi così difficili e distanti da noi, di cui gran parte degli spettatori sa poco o nulla, viene riassunta in pochi minuti, in un'alternanza rapida di immagini e opinioni discordanti che finiscono con il confondere lo spettatore.
Altro fattore che potenzialmente potrebbe irritare il pubblico è forse il tono troppo apologetico della prima parte del documentario, quella dedicata per intero alla figura di Chavez. Sebbene la giustapposizione di clip tratte dai telegiornali statunitensi in cui viene sottolineato il carattere assolutista del governo di Chavez con interviste ai sostenitori del presidente abbiano il pregio di divertire lo spettatore, grazie ad uno stile che ricorda quello dei film inchiesta targati Michael Moore, aprono un grande quesito in chi guarda: possibile che Chavez si sia guadagnato l’appellativo di dittatore solo per non essersivoluto piegare alle regole imposte dagli USA? Quali erano i ‘lati oscuri’ della sua politica?

Ovviamente essendo un suo grande sostenitore Stone decide di calcare la mano solo sui miglioramenti avvenuti in Venezuela durante gli anni del governo Chavez, ma questo lascia al pubblico una visione solo parziale della realtà storica, fallendo in uno dei compiti principali di questo tipo di prodotto che non è solo quello di intrattenere chi guarda, ma soprattutto di informarlo.
Se siete anche voi sostenitori del presidente scomparso lo scorso 16 marzo, vi caldeggiamo la visione di “Hugo Chavez- L’ultimo presidente”. Se invece il motivo che vi spinge alla visione di questo film è la speranza di approfondire le vostre conoscenze sull’intricata situazione politica del Sud America, la vostra aspettativa potrebbe essere delusa.


Annalisa Macchi, Cinezone

Un documentario senza particolare penetrazione morale e di nessuna denuncia sociale, abbastanza monotono perché in fondo troppo uguale, con immagini scialbe e montaggio piuttosto rozzo. Parecchi dei 78 minuti sono dedicati a Chavez visto nei suoi proclami più ridondanti e il gesto del pugno che batte sulla mano ("Anch'io sono stato soldato e la posso capire" dice Stone a un certo punto della pellicola, tanto per farvi capire il tono complimentoso), facendo notare con immagini sanguinose come il popolo abbia versato sangue per lui quando fu imprigionato dopo il golpe contro il presidente legittimo Carlos Andrés Pérez, per poi cercare durante i tempi successivi delle tre elezioni di sistemare i conti economici del paese. Uscito solo martedì 16 aprile 2013, è un prodotto piuttosto mediocre e interessante il minimo, è molto più interessante dedicare il tempo della pellicola a ricerche culturali sul web per approfondire. L'arte di Stone qui non si vede per nulla.