Quando si dice che Hugo Chavez ha ripreso la figura del libertador de
America, Simon Bolivar, non si intende solo che ne ha rinverdito il mito
agli occhi del suo popolo. Nel luglio del 2010, il presidente
venezuelano ha infatti ordinato la riesumazione del corpo di quest’uomo
morto da duecento anni, allo scopo di sottoporlo ad una serie di studi
il cui fine evidente è quello di coltivare un’identità nazionale in
parte sciupata, mentre tra i cui risultati c’è, effettivamente, quello
di ieri: un’immagine digitale perfettamente credibile di Bovilar, in cui
si vede uno uomo fiero, che gli esperti ci garantiscono essere stato
proprio così.

Ma il vero motivo ufficiale (quello vero ed ufficioso, si è detto, è la mitopoiesi) per cui lo scheletro del Gigante de America è stato strappato al sonno dei secoli per essere sottoposto a milioni di piccoli esami, è la teoria sdoganata da Chavez poco più di un anno fa, secondo cui il padre della patria fu avvelenato. «Io credo che Simon Bolivar sia stato ucciso – ha ribadito anche ieri il presidente, ancora malato di cancro – Credo che sia stato assassinato. Lo dico e assumo ogni responsabilità davanti al popolo e davanti alla storia. Non ho alcuna prova, non so se le avremo mai, ma lo affermo in base alle circostanze».
Quello a cui fa riferimento Chavez, è uno scenario di fallimenti e traditori in cui visse gli ultimi mesi colui che qualcuno chiamò il Sol di Colombia. Sconfitto nei sogni, infatti la Gran Colombia che aveva progettato era tutta sfaldata, e nei sentimenti, i suoi stessi generali insorsero contro di lui, morì, secondo la storia ufficiale, a causa della tubercolosi, una malattia che aveva già decimato molti dei suoi cari.