sabato 12 settembre 2015

Leopoldo Lopez condannato a 13 anni e 9 mesi di carcere

Tredici anni e nove mesi: il giudice Susana Barrientos ha inflitto al dirigente oppositore venezuelano Leopoldo Lopez la più dura delle pene possibili per i delitti dei quali è stato ritenuto colpevole, con una sentenza che chiude un processo di 19 mesi additato da gran parte del mondo come un atto di persecuzione politica da parte del governo di Nicolas Maduro. 

Lopez è rinchiuso nel carcere militare di Ramo Verde, a nord di Caracas, dal 18 febbraio dell’anno scorso, quando si è consegnato alle autorità che lo indicavano quale responsabile degli incidenti scoppiati al termine di una manifestazione studentesca svoltasi 6 giorni prima nel centro della capitale venezuelana. Secondo la tesi dell’accusa, Lopez sarebbe stato responsabile della violenza di piazza di quella giornata, durante la quale manifestanti oppositori hanno affrontato la polizia, bruciato automobili ed attaccato la sede della Procura centrale di Caracas.


In un primo momento l’imputazione comprendeva anche il delitto di omicidio, riferito alle tre persone - due manifestanti e un dirigente chavista - morte durante gli scontri, ma queste accuse sono state ritirate dopo che un’inchiesta giornalistica ha dimostrato che erano state uccise da agenti della polizia. Lopez, un economista di 44 anni, leader del partito Volontà Popolare, ha sempre respinto le accuse che gli erano rivolte, insistendo sul fatto che il suo appello alla protesta è sempre stato non violento e che è stato arrestato e processato solo perché si oppone al governo di Maduro. «Se mi condanna, avrà più paura lei leggendo la sentenza che io ricevendola, perché lei sa benissimo che sono innocente», ha detto il leader antichavista al giudice Barrientos durante l’udienza, dopo che il magistrato gli ha proibito di far vedere un video preparato dalla sua difesa per dimostrare che le accuse contro di lui erano senza fondamento.



L’intero processo è stato contrassegnato da ogni sorta di irregolarità: tutte le testimonianze e le prove ammesse dal tribunale provenivano esclusivamente dall’accusa - quelle della difesa sono state respinte - le udienze non sono mai state pubbliche e le condizioni di detenzione di Lopez sono state denunciate da gruppi di difesa dei diritti umani, secondo le quali il dirigente oppositore deve essere considerato un prigioniero politico. L’arresto e il processo di Lopez sono stati denunciati come arbitrari anche da organismi internazionali, come la Commissione Interamericana per i Diritti Umani e la Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ong di difesa dei diritti umani come Amnesty International e Human Rights Watch e soggetti politici come il presidente Barack Obama e l’Europarlamento di Strasburgo.



Fonte: lastampa.it