venerdì 26 luglio 2013

La finzione e la realtà. Monsignor Scarano scrive al Papa.

"Santo padre Francesco, io non ho mai riciclato denaro sporco, non ho mai rubato, ho cercato di aiutare chi chiedeva aiuto". Così monsignore Nunzio Scarano, in carcere per riciclaggio, in una missiva inviata al Papa da Regina Coeli il 20 luglio. "Chiesi aiuto al Cardinale Stanislao Dziwisz, segretario personale del Beato Giovanni Paolo II e udienza a S.E.Card. Angelo Sodano: presso l'Apsa ero l'unico prete e ben poco mi era consentito fare'', scrive Scarano. "La documentazione in mio possesso, è prova della mia onestà e delle battaglie contro l'abuso dei miei superiori laici, coperti da alcuni cardinali. Scarano nella missiva fa riferimento alle "battaglie fatte contro l'abuso dei miei superiori laici, ben coperti e protetti da alcuni signori cardinali". 




Parlando dei cardinali li definisce come "i famosi scheletri degli armadi, ben ricattati, usati e gestiti dai miei superiori laici'. Nella missiva il monsignore, attualmente sotto inchiesta per l'accusa di riciclaggio, scrive che ''circa le mie operazioni bancarie presso lo Ior sono state sempre fatte sotto consiglio della direzione dei signori dirigenti e giammai ho abusato di cortesie o cose di altro genere. Sempre tutto secondo al legge canonica dello Ior''. Scarano, quindi, aggiunge: ''Santità ho sempre servito la Chiesa e non mi sono mai servito di essa con animo sacerdotale e vero. Spero solo di poterle consegnare segretamente il mio plico di documenti che rafforzano fortemente il Suo grande e coraggioso operato per riordinare finalmente la triste realtà amministrativa, economica e finanziaria della Santa Sede e tutti gli abusi annessi e connessi''.

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