IL DESERTO NELLE PROCURE
un reportage di Silvia Luzi – produzione SUTTVUESS
in onda domenica 28 febbraio su Rai3 alle 21:30 nella prima parte della trasmissione PRESADIRETTA di Riccardo Iacona.
PRESA DIRETTA domenica 28 febbraio si occuperà di Giustizia e lo farà dopo settimane di polemiche e tentativi di bavaglio. Per raccontare lo stato della Giustizia in Italia, infatti, sono servite ore di trattative e lunghe valutazioni da parte dei vertici Rai. Questo dà la cifra dello stato dell'informazione nel nostro Paese.
Nella puntata di domenica si affronterà il tema Giustizia analizzandone i vari aspetti: si passerà dall'impossibilità di applicare la legge per mancanza di mezzi, al processo Mills, dal caos dei Tribunali Civili alla desertificazione delle Procure causata dai nuovi e vecchi regolamenti governativi.
La prima parte della puntata è dedicata al reportage “IL DESERTO NELLE PROCURE” di Silvia Luzi, che parte da Marano di Napoli dove il tribunale non ha nemmeno una sede ed è ospitato nei locali dell'ufficio tecnico del Comune: mancano i metal detector, le telecamere di sorveglianza e manca addirittura la targa “la legge è uguale per tutti”. E infatti a Marano – terra di camorra e dei boss Rea e Nuvoletta - la legge non é uguale per tutti, perchè tra la carenza di personale amministrativo e di magistrati le pendenze tra civile e penale sfiorano i 15.000 provvedimenti. Intanto da dieci anni si aspetta il nuovo tribunale: da Mastella a Bassolino, tutti hanno promesso ai cittadini un nuovo palazzo di giustizia, a patto che sul loro territorio fossero scaricati sette chilometri di immondizia.
Il viaggio continua nelle Procure di frontiera, luoghi di 'ndrangheta e mafia.
A Palmi, in provincia di Reggio Calabria, la Procura era talmente deserta che il Capo degli uffici si è ingegnato inventando un vero e proprio spot pubblicitario per reclutare i magistrati. Ne ha trovati quattro, ma quella di Palmi resta comunque una Procura scoperta al 60%. Come si può combattere la criminalità organizzata senza risorse? A Palmi anche l'ufficio dei GIP lavora a fatica e si regge solo su due coraggiose giudici donne.
Arrivando in Sicilia la situazione è addirittura peggiore. Nella Procura di Barcellona Pozzo di Gotto la scopertura tocca addirittura l'80% e a nulla servono la buona volontà e il senso di giustizia del Capo della Procura. Barcellona è il territorio principe delle estorsioni, ha una densità mafiosa da fare paura e la società civile solo ora cerca di organizzarsi per combattere il racket. Si prova ad avere fiducia e a denunciare, ma gli uffici della Procura si vanno lentamente svuotando.
Enna è l'ultima ultima tappa del viaggio e capofila delle procure desertificate. Calogero Ferrotti, il capo della Procura, è rimasto solo: la scopertura dei suoi uffici è del 100%. Ha chiesto aiuto al Guardasigilli Alfano, ma si è sentito rispondere che forse sarebbe meglio se andasse in pensione. Ferrotti ha scelto di restare e ad Enna intanto la giustizia si è fermata.
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